Buona la prima!
Partenza favorita da meteo leggero.
Meglio non farsi illusioni: qui significa estenuanti calme lottando con le correnti che trascinano la barca a 2 o più nodi, magari sotto la pioggia, e non esclude temporali e colpi di vento. La pioggia peggiore è quando sei costretto a stare tutto il tempo in coperta, e il vento gira tantissimo all'improvviso facendoti saltare tutto il bordeggio, come ci è capitato nell'ultima notte mentre tornavamo nella baia di Quiberon (passaggi non semplici tra scogli e le isole) e nella lunga bonaccia controcorrente girando intorno a Ile De Re.
Ma partiamo dall'inizio. Il PROLOGO. Ma non è un prologo, fa parte della regata. Non chiamatelo però "disimpegno". La bellezza di 22 miglia con vento da zero a 12 nodi, e una buona intensità di manovra. Ci ha tenuti impegnati per buona parte della giornata. È una regata a sé. Finito quello ero già esausto!, tant'è che ho saltato una meda uscendo dalla baia. Fortunatamente me ne sono accorto subito, da solo, e in soli dieci minuti sono tornato indietro per correggere l'errore! Sai che disastro... Successe al bravissimo irlandese Tom Dolan nella Minitransat 2017. Non è un bell'inizio! Ma non bisogna perdersi d'animo, e ripartire al 100%. Regola numero uno, secondo me.
Avarie: il loop dell'armo del bompresso è esploso poco dopo la partenza. Ho dovuto ripiegare su una soluzione di fortuna, più semplice, che mi ha fatto perdere un po' di tempo in ogni cambio di vela obbligandomi a chiudere e riaprire ogni volta il bompresso e armeggiare un po' a seconda della vela da successiva da impiegare, mentre in queste condizioni su 556, come fanno molti qui, facevo sempre "peeling", ovvero ammainare una vela dopo aver issato la nuova. Finezze direte... Ma con un meteo così perdere minuti per passare da uno spi al gennaker si paga carissimo perché la barca si ferma, i cambi sono frequentissimi, e un proto è più difficile farlo ripartire in quelle condizioni. La seconda notte, al traverso con le raffiche intorno ai 20 nodi è si è strappato anche il braccio del bompresso facendo uno schioppo secco che al buio mi ha fatto pensare al peggio. Questo di fortuna non si può fare, ma ce ne sono due. Ho usato quello rimasto sul lato di sopravvento e usato del tessile di rispetto per farne un altro meno robusto, cambio di braccio quindi a ogni cambio di mura. Per fortuna il ritorno è stato quasi tutto di bolina! Lo avevo detto che sul tessile c'era ancora molto da fare! Non è stata una sorpresa. L'autopilota è andato in palla a metà del secondo giorno, ma fortunatamente è bastato spegnere e riaccendere... Come dico sempre ai miei clienti!! Incrociando veramente le dita perché quando sei in mezzo al mare, anche se ho un calcolatore e altre componenti di rispetto, non è proprio il massimo mettersi a fare questi lavori, in navigazione, e da soli ! Ed è tornato il problema dei numeri del vento, impazziti di nuovo ogni volta che giravo l'albero (è alare, va orientato come le vele). È ora chiaro che anche il pilota e gli strumenti vanno ben rivisti prima di una successiva solitaria.
Tra una piccola avaria e l'altra, qualche incertezza e molta pazienza alla fine c'è l'ho fatta. Eva Luna non ha mancato di darmi segnali di incoraggiamento permettendomi in tutte le occasioni di recuperare posizioni su posizioni come solo con una super barca è possibile. Anche nella bolina, il suo punto debole, abbiamo iniziato a trovare sintonia. Inutile però nascondersi dietro un dito. Con una barca normale, tutti questi problemucci, e le vele vetuste che avevo a bordo, sarei arrivato un giorno dietro l'ultimo! Invece la corsa è stato piacevole e divertente, anche se più faticosa di quanto auspicabile. Prima di rompere il braccio riuscivo a tenere la metà classifica e avevo i prototipi davanti a me sempre a 2 o 3 miglia visibili sullo schermo dell'AIS. Alcuni errori nella parte finale invece so bene di averli fatti per stanchezza! Ho dormito poco, mai più di 15 minuti alla volta, e nulla nelle prime 30 ore. Come gli altri, credo, dato il vento molto instabile e gli straordinari da fare a bordo. Fortunamente ero, questa volta, in formissima e ben riposato alla partenza, (regola numero due!). Nonostante tutto ho iniziato davvero a sentirmi a mio agio sul vecchio, nobile, Finot-AMCO.
Sono molto contento. È stata una grande scommessa, non era facile. Due difficili e tecniche solitarie, nuove per me, con un prototipo iper complesso e non proprio ben attrezzato, 800 miglia qualificative in tasca e molta preziosa esperienza, un'idea ora molto precisa dei lavori e modifiche da fare ed infine, la cosa più importante, bellissimi ricordi ed emozioni della ennesima corsa in solitario su una barca così bella che mai avrei osato neppure immaginare!
Grazie per il sostegno!
Eva Luna 667 Zero & T
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